Citazioni rilevanti del capitolo primo.
<<La Nellie, una iolla da crociera, girò sull'ancora senza il minimo fluttuare delle vele e si fermò. La marea si era alzata, il vento era quasi calmo e, poiché dovevamo discendere il fiume, non ci restava che fermarci all'ancora e attendere il riflusso.
L'ultimo tratto del Tamigi si stendeva davanti a noi come il principio di un interminabile corso d'acqua. Al largo, cielo e mare erano saldati senza una giuntura e nello spazio luminoso le vele conciate delle barche che salivano con la marea sembravano immobili fastelli rossi di tele appuntite tra luccicori di aste verniciate.>>
Nell'incipit del romanzo è possibile rintracciare l'ambientazione paesagistica e la localizzazione inizuiale del battello su cui si trova il protagonista, le cui avventurose vicende si rifanno al viaggio per mare compiuto da Conrad nel 1890 nel cuore dell'Africa a bordo del vaporetto Roi de Belges.
Inoltre, vengono date prime informazioni tecniche riguardo la navigazione in alta marea, in presenza della quale occorre fermarsi per attendere il riflusso.
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Iolla da crociera |
<<Sembrava un pilota, che per un marinao è l'incarnazione stessa dell'affidabilità>>
<<C'era tra noi il vincolo del mare, che teneva uniti i nostri cuori nei lunghi periodi di separazione. [..] L'Avvocato, il migliore dei vecchi, aveva diritto, per i suoi molti anni e le sue molte virtù, all'unico cuscino sul ponte e se ne stava sdraiato sull'unica coperta.>>
In questo passo, è espresso uno dei temi principali del romanzo: il legame tra il marinaio e il mare, che viene a identificarsi come un "partner" alternativo, un compagno di vita fedele, un elemento naturale sconfinato e evocatore di idee suggestive. Inoltre, nella seconda parte, è presente un riferimento alla struttura gerarchica vigente a bordo, con i più anziani e qualificati che godono dei pochi "privilegi" possibili.
<<Il vecchio fiume in quel largo tratto riposava tranquillo [..] distendendosi con la pacata dignità di una via d'acqua che porta ai confini più remoti della terra.>>
Il mare, nelle sue varie conformazioni fisiche, è considerato come mezzo per giungere nei meandri del globo terrestre e, metaforicamente, per esplorare nel profondo il senso della vita umana e scoprirne i tratti nascosti.
<<Per un uomo che ha dedicato la vita al mare, con devozione e affetto, non c'è niente di più naturale che evocare su questi ultimi tratti del Tamigi il grande spirito del passato. La corrente di marea fluisce e rifluisce in un'attività incessante, affollata dei ricordi degli uomini e delle navi che ha riportato al riposo del paese natio o alle battaglie del mare. Aveva conosciuto e servito tutti gli uomini di cui la nazione è fiera, da Sir Fracis Drake a Sir John Franklin, i grandi cavalieri erranti del mare. Aveva portato tutte quelle navi i cui nomi sono come gioielli sfavillanti nella notte del tempo, dal Golden Hing che tornava coi fianchi rotondi colmi di tesori all'Erebus o al Terror, partiti per altre conquiste-che non tornarono mai più. Erano salpati da Deptford, da Greenwich e da Erith - avventurieri e coloni; navi di re e navi di uomini della Borsa, capitani, ammiragli e loschi trafficanti nei mercati dell'Oriente e "generali" delle flotte dell'East India. Cacciatori di gloria, tutti erano partiti da questo fiume.[..] Quale grandezza non aveva gallegiato nel riflusso di qeusto fiume verso il mistero di un mondo sconosciuto!>>
In queste righe sono presenti riferimenti storici di avventurieri e esploratori inglesi, i cui nomi sono passati alla storia, e citazioni di imbarcazioni gloriose. Tutto era passato attraverso il Tamigi, fiume navigabile "testimone" delle imprese più celebri della storia della navigazione.
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Sir Francis Drake |
<<Era un marinaio, ma era anche un girovago, mentre i marinai in genere conducono una vita sedentaria. Hanno una mentalità casalinga, e la casa - la nave - se la portano sempre dietro; e con essa il loro paese - il mare. Ogni nave assomiglia moltissimo a tutte le altre e il mare è sempre lo stesso. Nell'immutabilità del loro ambiente, le terre straniere, le facce straniere, l'immensità mutevole della vita, scivolano via, velate da un'ignoranza un pò sprezzante; perche per un marinaio non c'è niente che sia misterioso tranne il mare, che è amante della sua esistenza, imprescrutabile come il Destino.>>
In queste splendide parole vengono esternate le sensazioni tipiche di un marinaio, che, pur visitando migliaia di terre, conosce un solo paese, il mare, e una sola casa, la nave. Il mare assume tratti misterici e velati da un senso di segretezza, viene paragonato a un arcano da svelare nel corso di un'intera esistenza.
<<Stavo pensando a tempi molto lontani, quando i romani vennero qui per la prima volta, millenovecento anni fa. [..] Immaginate le sensazioni del comandante di una bella trireme del Mediterraneo cui si ordina all'improvviso di andare al Nord; di attraversare l'intera terra dei Galli; di assumere il comando di una di quelle imbarcazioni che i legionari sapevano costruire a centinaia in un mese o due. [..] Immaginatelo qui, ai confini del mondo, con una nave non più rigida di una fisarmonica, carica di provviste. Paludi, sabbia, foreste, selvaggi - poco o niente da mangiare e niente da bere se non l'acqua del Tamigi. Niente vino di Falerno qui; freddo, neve, tempesta, malattia, esilio e morte. [..] Ma i Romani erano abbastanza uomini per affrontare le tenebre.>>
In questo passo ci sono riferimenti storici connessi alla civiltà romana, alle prime costruzioni navali fragili e rischiose, all'invasione della Britannia del 43/44 d.C., alle precarie condizioni di vita di bordo, e al paesaggio inglese inospitale e freddo, affrontato con coraggio e temerarietà dall'ardore della flotta romana.
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Invasione della Britannia |
<<Quan'ero ragazzino avevo una passione per le carte geografiche. Contemplavo per ore il Sud America, l'Africa o l'Australia e mi perdevo in tutti gli splendori dell'esplorazione. A quei tempi c'erano ancora molti spazi vuoti sulla terra, e quando ne vedevo uno che sulla carta pareva invitante ci mettevo un dito sopra e dicevo: 'Quando sarò grande ci andrò'. Uno di questi luoghi, ricordo, è il Polo Nord. Bè, sinora non ci sono mai stato e in futuro non proverò certo ad andarci. Altri luoghi erano invece sparsi intorno all'Equatore. Ce n'era uno - il più grande, il più vuoto per così dire - di cui conservavo una gran voglia. Si era riempito, dopo la mia adolescenza, di fiumi e laghi e nomi. Aveva cessato di essere uno spazio squisitamente misterioso. Era divenuto un luogo di tenebra. C'era un fiume soprattutto, grande e possente, simile a un immenso rettile, con la testa nel mare, il corpo a riposo che si curva lontano in una campagna sterminata e la coda sperduta nelle profondità del paese.>>
In queste righe il protagonista rimembra i suoi desideri da bambino, quando era attratto, guardando le carte geografiche, dall'esplorazione e dalla scoperta di nuovi territori che, durante la sua adolescenza e giovinezza, si intuisce siano stati scoperti poi da altri individui. Nella parte finale Marlow si riferisce all'Africa e al fiume Congo, paragonato a un serpente affascinante.
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Il fiume Congo |
<<Non mi fu difficile trovare gli uffici della Compagnia. Era la più grossa azienda del luogo e tutti quelli che incontrai ne erano tronfi. Gestivano un impero d'oltremare e accumulavano una sterminata quantità di denaro col commercio>>
Conrad accenna all'imperialismo inglese del XX secolo.
<<Guardare da una nave una costa che scivola via è come riflettere su un enigma. Se ne sta lì davanti a voi, sorridente, accigliata, invitante, grandiosa, squallida, insipida, ma sempre muta e con l'aria di sussurrare: 'Vieni a scoprirmi'.>>
L'atmosfera intrisa di mistero avvolge le coste di ogni territorio bagnato dal mare; ogni marinaio è attratto dalla volontà di scoperta del nuovo e dalla sfida muta che l'entroterra gli propone.
<<Passarono più di trenta giorni prima che vedessi la foce del grande fiume. [..] Il mio lavoro sarebbe cominciato soltanto duecento miglia oltre. Perciò partii per una località trenta miglia più a monte>>
E' presente un importante riferimento alle unità di misura adottate (vedi post specifico).
<<La voce intermittente della risacca mi dava un piacere reale, come le parole di un fratello>>.
<<Un giorno incrociammo una nave da guerra [..] La bandiera pensava molle come uno straccio; le bocche dei lunghi cannoni da sei pollici sporgevano da tutto il basso scafo; l'onda lunga, unta e viscida, la sollevava e la lasciava ricadere facendo oscillare i suoi alberi sottili.[..] Pop, faceva uno dei cannoni da sei pollici; svaniva una piccola fiamma e un minuscolo proiettile produceva un flebile stridore>>
Descrizione di una nave da guerra francese del XX secolo.
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Nave da guerra francese Jean Bart, 1911 |
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